rsi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino; il
quale
fu dalla natura dotato di tutta quella modestia e
tte delle balie ma delle proprie madri, nato che gli fu Raffaello, al
quale
così pose nome al battesimo con buono augurio, vo
acquistare il figliuolo, si dispose di porlo con Pietro Perugino, il
quale
, secondo che gli veniva detto, teneva in quel tem
i Magi adorano Cristo, e quando nel tempio è in braccio a Simeone: la
quale
opera certo è fatta con estrema diligenza; e chi
i quella maniera, e similmente in S. Domenico una d’un Crucifisso, la
quale
, se non vi fusse il suo nome scritto, nessuno la
desima città fece in una tavoletta lo Sposalizio di Nostra Donna, nel
quale
espressamente si conosce l’augumento della virtù
Secondo pontefice la libreria del Duomo di Siena al Pinturicchio, il
quale
, essendo amico di Raffaello e conoscendolo ottimo
fu nella città molto onorato, e particolarmente da Taddeo Taddei, il
quale
lo volle sempre in casa sua et alla sua tavola, c
Taddeo. Ebbe anco Raffaello amicizia grandissima con Lorenzo Nasi, al
quale
, avendo preso donna in que’ giorni, dipinse un qu
, al quale, avendo preso donna in que’ giorni, dipinse un quadro, nel
quale
fece fra le gambe alla Nostra Donna un putto, al
un quadro, nel quale fece fra le gambe alla Nostra Donna un putto, al
quale
un San Giovannino tutto lieto porge un uccello co
nsomma il piano, i paesi e tutto il resto dell’opera è bellissimo. Il
quale
quadro fu da Lorenzo Nasi tenuto con grandissima
orenzo, San Girolamo, San Mauro e San Placido; et in questa opera, la
quale
per cosa in fresco fu allora tenuta molto bella,
, a metterlo in opera. Dimorando adunque in Fiorenza, Agnolo Doni, il
quale
quanto era assegnato nell’altre cose, tanto spend
mentre lo sostiene con prontezza vivissima guarda un San Giuseppo, il
quale
standosi apoggiato con ambe le mani a un bastone,
all’incontro insegnò a quel buon padre i modi della prospettiva, alla
quale
non aveva il frate atteso insino a quel tempo. Ma
ancesco finì l’opera della già detta madonna Atalanta Baglioni, della
quale
aveva fatto, come si è detto, il cartone in Fiore
orevoli parenti nel riporre il corpo d’alcuna più cara persona, nella
quale
veramente consista il bene, l’onore e l’utile di
lto graziose nel pianto, e quella particolarmente di San Giovanni, il
quale
, incrocicchiate le mani, china la testa con una m
termine condusse. Et intanto fece un quadro che si mandò in Siena, il
quale
nella partita di Raffaello rimase a Ridolfo del G
sere di un paese medesimo, gli scrisse che aveva operato col Papa, il
quale
aveva fatto fare certe stanze, ch’egli potrebbe i
ri. Fra i medesimi, nella figura d’un giovane di formosa bellezza, il
quale
apre le braccia per maraviglia e china la testa,
ata a terra, con un paio di seste in mano le gira sopra le tavole, la
quale
dicono essere Bramante architettore, che egli non
uell’ora. E se bene l’opera di Giovan Antonio Soddoma da Vercelli, la
quale
era sopra la storia di Raffaello, si doveva per c
n la teologia, v’è una femmina fatta per la Cognizione delle cose, la
quale
siede in una sedia che ha per reggimento da ogni
, vòlto verso la finestra che guarda in Belvedere, è finta Poesia, la
quale
è in persona di Polinnia coronata di lauro, e tie
o e ne fanno ghirlande, e quelle spargano e gettano per il monte; nel
quale
pare che spiri veramente un fiato di divinità nel
ità nella bellezza delle figure e da la nobiltà di quella pittura, la
quale
fa maravigliare, chi intentissimamente la conside
vivi vivi sono, il Tibaldeo similmente et infiniti altri moderni. La
quale
istoria è fatta con molta grazia e finita con dil
lle teste più celesti che umane, come si vede in quella di Cristo, la
quale
mostra quella clemenza e quella pietà che può mos
a Verona, allora gran maestro di commessi di prospettive di legno, il
quale
vi fece non solo le spalliere attorno, ma ancora
dalla Religion sua fosse stimato e con grandissimo onor tenuto, nella
quale
si morì d’età d’anni 68, l’anno 1537. E di costui
ho voluto far menzione, parendomi che così meritasse la sua virtù, la
quale
fu cagione, come si dirà in altro luogo, di molte
a temere il ritratto a vederlo come se proprio egli fosse il vivo; la
quale
opera è oggi in Santa Maria del Popolo, con un qu
esu Cristo, dove è la Vergine che con un velo cuopre il Figliuolo, il
quale
è di tanta bellezza che nell’aria della testa e p
ovo lo Esaia profeta che ci si vede, che digià lo aveva finito; nella
quale
opera, per le cose vedute di Michele Agnolo, migl
i avesse fatto quel male innanzi per fare utile e nome a Rafaello. Al
quale
Agostino Chisi sanese, ricchissimo mercante e di
ini. Avendo dunque fatto Rafaello il cartone per la detta capella, la
quale
è all’entrata della chiesa di S. Maria della Pace
papa Giulio, dipinse la tavola dello altar maggiore di Araceli, nella
quale
fece una Nostra Donna in aria con un paese bellis
Né mancò Raffaello fare il medesimo nella figura di San Francesco, il
quale
ginocchioni in terra, con un braccio steso e con
stra Donna, ardendo di carità nello affetto della pittu[II. 74]ra, la
quale
nel lineamento e nel colorito mostra che e’ si st
el Corporale d’Orvieto, o di Bolsena che eglino se ‘l chiamino; nella
quale
storia si vede al prete, mentre che dice messa, n
iè della storia da basso siede in terra tenendo un putto in collo, la
quale
sentendo il ragionamento che mostra un’altra di d
tutte le armi, e dove non percuote quella, serve un lume di luna. La
quale
invenzione [II. 75] avendola fatta Raffaello sopr
storia di bellezza e di bontà simile alla notte detta di sopra; nella
quale
storia si veggono alcuni ritratti di palafrenieri
a, i quali in su la sedia portano papa Giulio veramente vivissimo; al
quale
mentre che alcuni popoli e femmine fanno luogo pe
no luogo perché e’ passi, si vede la furia d’uno armato a cavallo, il
quale
, accompagnato da due aùppiè, con attitudine feroc
a venerazione; onde messer Francesco Masini, gentiluomo di Cesena (il
quale
senza aiuto di alcun maestro, ma infin da fanciul
stima che veramente meritano. Né tacerò che messer Niccolò Masini, il
quale
mi ha di queste cose dato notizia, è, come in tut
rificio d’Isaac, la scala di Iacob, e ‘l rubo ardente di Moisè, nella
quale
non si conosce meno arte, invenzione, disegno e g
76]glie, la invidia della fortuna privò de la vita Giulio Secondo, il
quale
era alimentatore di tal virtù et amatore d’ogni c
tù et amatore d’ogni cosa buona. Laonde fu poi creato Leon Decimo, il
quale
volle che tale opera si seguisse; e Raffaello ne
sse cortesie infinite, avendo incontrato in un principe sì grande, il
quale
per eredità di casa sua era molto inclinato a tal
e lo incontrarlo appiè di Monte Mario che fece Leon III pontefice, il
quale
lo cacciò con le sole benedizzioni. Fece Raffaell
vi suoi per difender la santissima religione: e ne fa segno Atila, il
quale
si vede sopra un cavallo nero balzano e stellato
o nero balzano e stellato in fronte, bellissimo quanto più si può, il
quale
con attitudine spaventosa alza la testa e volta l
massimamente un gianetto macchiato che è cavalcato da una figura, la
quale
ha tutto lo ignudo coperto di scaglie a guisa di
glie a guisa di pesce: il che è ritratto da la colonna Traiana, nella
quale
son i popoli armati in quella foggia, e si stima
se son digiuni. In questo medesimo tempo fece a Napoli una tavola, la
quale
fu posta in San Domenico nella cappella dove è il
a. Lavorò un quadro al signor Leonello da Carpi signor di Meldola, il
quale
ancor vive di età più che novanta anni, il quale
ignor di Meldola, il quale ancor vive di età più che novanta anni, il
quale
fu miracolosissimo di colorito e di bellezza sing
in su le gambe, facendo carezze a San Giovanni piccolo fanciullo, il
quale
lo adora insieme con Santa Elisabetta e Giuseppo.
che egli facesse per San Giovanni in Monte di Bologna una tavola, la
quale
è oggi lo[II. 77]cata nella capella dove è il cor
cata nella capella dove è il corpo della beata Elena da l’Olio, nella
quale
opera mostrò quanto la grazia nelle delicatissime
na mandò della medesima bontà un gran quadro ai conti da Canossa, nel
quale
è una Natività di Nostro Signore bellissima, con
ora molto lodata, si come è ancora Santa Anna, anzi tutta l’opera, la
quale
non si può meglio lodare che dicendo che è di man
’altare, et in esso è dipinta una Santa Anna vecchissima a sedere, la
quale
porge alla Nostra Donna il suo Figliuolo, di tant
le figure son dentro. Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel
quale
ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de’ Medi
a Leone, il cardinale Giulio de’ Medici e il cardinale de’ Rossi, nel
quale
si veggono non finte ma di rilievo tonde le figur
fra l’altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d’oro, nella
quale
a guisa di specchio si ribattono, tanta è la sua
e che maestro nessuno di questo meglio non faccia né abbia a fare. La
quale
opera fu cagione che il Papa di premio grande lo
ciare memoria di sé, fece murare un palazzo a Roma in Borgo Nuovo, il
quale
Bramante fece condurre di getto. Per queste e mol
ra tinta e macchiata, e de’ lumi del panno aveva campato i chiari: la
quale
cosa parve maravigliosa a Raffaello; per che egli
studiare Marco Antonio Bolognese in questa pratica infinitamente; il
quale
riuscì tanto eccellente, che gli fece stampare le
lo donò poi al Baviera suo garzone, ch’aveva cura d’una sua donna, la
quale
Raffaello amò sino alla morte, e di quella fece u
rte, e di quella fece un ritratto bellissimo che pareva viva viva, il
quale
è oggi in Fiorenza appresso il gentilissimo Matte
l mez[z]o, il lume e l’ombra contrafare le carte di chiaro oscuro: la
quale
certo fu cosa di bella e capricciosa invenzione,
frati di Monte Oliveto, una tavola d’un Cristo che porta la croce, la
quale
è tenuta cosa maravigliosa, conoscendosi in quell
e l’onde del mare ebbono rispetto alla bellezza di tale opera; della
quale
divulgandosi poi la fama, procacciarono i monaci
passò dunque molto che egli scoperse la camera di torre Borgia, nella
quale
aveva fatto in ogni faccia una storia, due sopra
ggia di palazzo, e con la benedizzione lo estingue interamente: nella
quale
storia si veggiono diversi pericoli figurati. Da
dal sommo d’una rovina si vede una donna ignuda tutta rabbuffata, la
quale
avendo il figliuolo in mano, lo getta ad un suo c
quel tempo. Nell’altra storia fece la coronazione del detto re, nella
quale
è il Papa et esso Francesco ritratti di naturale,
olo di questa virtù, ma di tutte le altre: alle benignissime ossa del
quale
i’ mi conosco molto obbligato, poiché il principi
ssa del quale i’ mi conosco molto obbligato, poiché il principio mio,
quale
egli si fusse, ebbe origine da lui. Non si può sc
altri Santi in tabernacoli; e per Giovanni da Udine suo discepolo, il
quale
per contrafare animali è unico, fece in ciò tutti
torie e figure et altre cose che accadevano per tutto quel lavoro: il
quale
fece Raffaello finire con tanta perfezzione, che
e particularmente al palazzo di messer Giovan Batista dall’Aquila, il
quale
fu cosa bellissima. Ne disegnò ancora uno al vesc
ale fu cosa bellissima. Ne disegnò ancora uno al vescovo di Troia, il
quale
lo fece fare in Fiorenza nella via di San Gallo.
San Michele che combatte col Diavolo, tenuto cosa maravigliosa; nella
quale
opera fece un sasso arsiccio per il centro della
Popolo l’ordine della cappella di [II. 83] Agostino sopradetto, nella
quale
, oltre che la dipinse, diede ordine che si facess
se la sala grande di sopra, dove sono le vittorie di Gostantino, alla
quale
egli diede principio. Similmente venne volontà al
no mandati in Fiandra a tessersi, e finiti i panni vennero a Roma. La
quale
opera fu tanto miracolosamente condotta, che reca
appella papale. Fece al cardinale Colonna un San Giovanni in tela, il
quale
portandogli per la bellezza sua grandissimo amore
una tavola della Trasfigurazione di Cristo per mandare in Francia, la
quale
egli di sua mano continuamente lavorando ridusse
sua mano continuamente lavorando ridusse ad ultima perfezzione. Nella
quale
storia figurò Cristo trasfigurato nel monte Tabor
giovanetto spiritato, acciò che Cristo sceso del monte lo liberi; il
quale
giovanetto, mentre che con attitudine scontorta s
rando in loro faccia animo a se stesso. Èvvi una femina fra molte, la
quale
è principale figura di quella tavola, che inginoc
a Cristo trasfigurato alla divinità, lo guardi in questa opera, nella
quale
egli lo fece sopra a questo monte, diminuito in u
difende dai raggi e dalla immensa luce dello splendore di Cristo, il
quale
, vestito di colore di neve, pare che aprendo le b
ne, unitamente ristrette nella perfezzione dell’arte di Raffaello; il
quale
pare che tanto si restrignesse insieme con la vir
no dal vero: perciò che vedendo egli l’opere di Lionardo da Vinci, il
quale
nell’arie delle teste, così di maschi come di fem
ica quella maniera che egli prese di Pietro quando era giovanetto, la
quale
prese agevolmente per essere minuta, secca e di p
fatto, ancorché di bellissimo ingegno, quello che fece Raffaello; il
quale
smorbatosi e levatosi da dosso quella maniera di
e di molte maniere una sola, che fu poi sempre tenuta sua propria, la
quale
fu e sarà sempre stimata dagl’artefici infinitame
ofeti dell’opera che fece, come si è detto, nella Pace: al fare della
quale
opera gli fu di grande aiuto l’aver veduto nella
parte cagione l’avergli fatto colorire ad altri col suo disegno; dal
quale
errore ravedutosi, come giudizioso, volle poi lav
avola di San Pietro a Montorio della Trasfigurazione di Cristo, nella
quale
sono quelle parti che già s’è detto che ricerca e
era, quasi per capriccio, adoperato il nero di fumo da stampatori, il
quale
, come più volte si è detto, di sua natura diventa
to agevolmente. E ci sia per esempio fra i vecchi Paulo Uc[c]ello, il
quale
affaticandosi contra quello che poteva per andare
osa con dire di voler aspettare che passassero tre o quattro anni; il
quale
termine venuto, quando Raffaello non se l’aspetta
numero, e fra essi qualcuno di manco merito che Raffaello non era. Il
quale
Raffaello, attendendo intanto a’ suoi amori così
nte; dopo, divise le cose sue fra ‘ discepoli suoi, Giulio Romano, il
quale
sempre amò molto, Giovan Francesco Fiorentino det
et uno altare si facesse con una statua di Nostra Donna di marmo, la
quale
per sua sepoltura e riposo dopo la morte s’elesse
imo ch’e’ nacque, che fu il Venerdì Santo, d’anni XXXVII; l’anima del
quale
è da credere che, come di sue virtù ha abbellito
ella Trasfigurazione che aveva finita per il cardinale de’ Medici: la
quale
opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, f
a, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava; la
quale
tavola per la perdita di Raffaello fu messa dal c
si amorzavano, et ogni vile e basso pensiero cadeva loro di mente: la
quale
unione mai non fu più in altro tempo che nel suo.
cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura: la
quale
era sì piena di gentilezza e sì colma di carità,