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1 (1568) Vita di Raffaello
ona sola l’infinite ricchezze de’ suoi tesori e tutte quelle grazie e più rari doni che in lungo spazio di tempo suol compa
quella modestia e bontà che suole alcuna volta vedersi in coloro che più degl’altri hanno a una certa umanità di natura ge
atti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte si era più dimostrato in loro l’ombra e lo scuro de’ vizii c
per contrario, in Raffaello facesse chiaramente risplendere tutte le più rare virtù dell’animo, accompagnate da tanta graz
li, come non ebbe anco poi, che la propria madre lo allattasse, e che più tosto ne’ teneri anni aparasse in casa i costumi
luogo. Per che andato a Perugia, non vi trovando Pietro, si mise, per più comodamente poterlo aspettare, a lavorare in San
mata era e gentile, fece seco amicizia, e quando tempo gli parve, col più acconcio modo che seppe gli disse il desiderio su
oltre che sono tanto ben coloriti e con tanta diligenza condotti, che più tosto paiono di carne viva che lavorati di colori
Santa Cecilia e Santa Caterina, alle qual’ due sante vergini fece le più belle e dolci arie di teste e le più varie acconc
qual’ due sante vergini fece le più belle e dolci arie di teste e le più varie acconciature da capo - il che fu cosa rara
a con quella prima, se non come fussino di mano di diversi e [II. 68] più e meno eccellenti nella pittura. Prima che partis
nto era assegnato nell’altre cose, tanto spendeva volentieri - ma con più risparmio che poteva - nelle cose di pittura e di
ossi Raffaello nel componimento di questa opera il dolore che hanno i più stretti et amorevoli parenti nel riporre il corpo
anno i più stretti et amorevoli parenti nel riporre il corpo d’alcuna più cara persona, nella quale veramente consista il b
hiate le mani, china la testa con una maniera da far comuovere qual è più duro animo a pietà; e di vero, chi considera la d
le camere di palazzo erano state dipinte e tuttavia si dipignevano da più maestri; e così stavano come si vedeva, che ve n’
o che gli è parso di scompartigli. Sonvi ritratti di naturale tutti i più famosi et antichi e moderni poeti che furono e ch
i Evangeli. Delle quali figure non potrebbe pittor alcuno formar cosa più leggiadra né di maggior perfezzione, avvengaché n
iti diversamente con bellissime pieghe di panni, e l’arie delle teste più celesti che umane, come si vede in quella di Cris
tichità, negli Apostoli la semplicità e ne’ Martiri la fede. Ma molto più arte et ingegno mostrò ne’ Santi [e] Dottori cris
o et onore gli acquistarono. E certo che in tal magisterio mai non fu più nessuno più valente di disegno e d’opera che fra’
li acquistarono. E certo che in tal magisterio mai non fu più nessuno più valente di disegno e d’opera che fra’ Giovanni, c
ichele Agnolo, migliorò et ingrandì fuor di modo la maniera e diedele più maestà; per che nel veder poi Michele Agnolo l’op
ncipale, la condusse lavorata in fresco della maniera nuova, alquanto più magnifica e grande che non era la prima. Figurò R
e questa opera lo fe’ stimar grandemente vivo e morto, per essere la più rara et eccellente opera che Raffaello facesse in
ellezza di volto e di corrispondenza della persona non si può fare né più grazioso né meglio, oltre che v’è un paese che in
nvenzioni dei componimenti, di che storie si fossero, nessuno già mai più di lui nella pittura è stato accomodato et aperto
l casamento della prigione, che invero gli altri appresso a lui hanno più di confusione ch’egli non ha di bellezza, avendo
nte risplendere l’armi di coloro, in modo che i lustri paiono bruniti più che se fussino verissimi e non dipinti. Né meno a
di prigione accompagnato dall’Angelo, dove mostra nel viso San Piero più tosto d’essere un sogno che visibile; come ancora
dola fatta Raffaello sopra la finestra, viene a esser quella facciata più scura, avvengaché quando si guarda tal pittura ti
i fosse il maestro degli altri; e per cosa che contrafaccia la notte, più simile di quante la pittura ne fece già mai, ques
a notte, più simile di quante la pittura ne fece già mai, questa è la più divina e da tutti tenuta la più rara. Egli fece a
pittura ne fece già mai, questa è la più divina e da tutti tenuta la più rara. Egli fece ancora, in una delle pareti nette
sopra un cavallo nero balzano e stellato in fronte, bellissimo quanto più si può, il quale con attitudine spaventosa alza l
ignor Leonello da Carpi signor di Meldola, il quale ancor vive di età più che novanta anni, il quale fu miracolosissimo di
va vi si scorge; per il che questo li diede, oltra le lodi che aveva, più nome assai. Laonde furono però fatti a suo onore
i versi e latini e vulgari, de’ quali metterò questi soli per non far più lunga storia di quel che io mi abbi fatto: Pingan
lori, ma oro e seta paiono; vi è un libro di cartapecora miniato, che più vivo si mostra che la vivacità, e un campanello d
ce similmente il duca Lorenzo e ‘l duca Giuliano, con perfezzione non più da altri che da esso dipinta nella grazia del col
on Botti, che oltra lo esser tenuto da tutti noi [II. 79] per uno de’ più amorevoli che faccino beneficio agli uomini di qu
i venuta abbondanza, come si dirà nella Vita di Marcantonio Bolognese più minutamente. Fece poi Raffaello per il monasterio
e condottola pure in Sicilia, la posero in Palermo, nel qual luogo ha più fama e riputazione che ‘l monte di Vulcano. Mentr
ivedendo ogni cosa, suppliva con tutti quelli aiuti migliori che egli più poteva ad un peso così fatto. Non passò dunque mo
zibetti, le scimie, i papagalli, i lioni, i liofanti et altri animali più stranieri. Et oltre che di grottesche e vari pavi
e, stucchi, ordine e belle invenzioni, né farsi né imaginarsi di fare più bell’opera. E fu cagione la bellezza di questo la
ede disegni d’architettura alla vi[II. 82]gna del Papa, et in Borgo a più case, e particularmente al palazzo di messer Giov
cagione che, continuando i diletti carnali, egli fu dagl’amici, forse più che non conveniva, rispettato e compiaciuto. Onde
d’ogni sorte fiori, foglie e frutte in festoni che non possono esser più belli. Fece l’ordine delle architetture delle sta
apegli e le barbe, e dato col filo morbidezza alle carni: opera certo più tosto di miracolo che d’artificio umano, perché i
degli artefici che questa opera, fra tante quant’egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina, avvengac
questa opera, fra tante quant’egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina, avvengaché, chi vuol conos
fra tante quant’egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina, avvengaché, chi vuol conoscere [il] mostr
i Cristo, che finitolo, come ultima cosa che a fare avesse, non toccò più pennelli, sopragiugnendoli la morte. Ora, avendo
pefatto e maravigliato; et insomma piacendogli la maniera di Lionardo più che qualunche altra avesse veduta mai, si mise a
ca, a poco a poco la maniera di Pietro, cercò, quanto seppe e poté il più , d’imitare la maniera di esso Lionardo. Ma per di
chi sono stati pari a Lionardo: ma Raffaello se gli è avvicinato bene più che nessuno altro pittore, e massimamente nella g
pratica, non diverrà quasi mai perfetto: e se pure diverrà, sarà con più tempo e molto maggior fatica. Quando Raffaello si
er capriccio, adoperato il nero di fumo da stampatori, il quale, come più volte si è detto, di sua natura diventa sempre co
le, come più volte si è detto, di sua natura diventa sempre col tempo più scuro et offende gl’altri colori coi quali è mesc
l’opera sarebbe ancor fresca come quando egli la fece, dove oggi pare più tosto tinta che altrimenti. Ho voluto quasi nella
i tocca. Ma avendo oggimai discorso sopra queste cose dell’arte forse più che bisogno non era, per ritornare alla vita e mo
do i piaceri amorosi; onde avvenne ch’una volta fra l’altre disordinò più del solito: per che tornato a casa con una grandi
ile e basso pensiero cadeva loro di mente: la quale unione mai non fu più in altro tempo che nel suo. E questo avveniva per
to avveniva perché restavano vinti dalla cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura: la quale era sì
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