uella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostra
nella
sua gioventù. E perché sapeva Giovanni quanto imp
o rozzi costumi e creanze. E cresciuto che fu cominciò a esercitarlo
nella
pittura, vedendolo a cotal arte molto inclinato,
andissime lodi celebrato il cartone che Lionardo da Vinci aveva fatto
nella
sala del Papa in Fiorenza d’un gruppo di cavalli
ala del Papa in Fiorenza d’un gruppo di cavalli bellissimo, per farlo
nella
sala del Palazzo, e similmente alcuni nudi fatti
a’ quali furono Ridolfo Girlandaio, Aristotile San Gallo et altri, fu
nella
città molto onorato, e particolarmente da Taddeo
aello da Urbino, e per memoria di quella illustrissima signora, posta
nella
camera del Maggiore di detto eremo, dove è tenuta
avere accomodate le cose sue, ritornò Raffaello a Perugia, dove fece
nella
chiesa de’ Frati de’ Servi in una tavola, alla ca
in lettere grandi e molto bene apparenti. Gli fu anco fatto dipignere
nella
medesima città, dalle Donne di Santo Antonio da P
questa tavola, in un mezzo tondo, dipinse un Dio Padre bellissimo, e
nella
predella dell’altare tre storie di figure piccole
non come fussino di mano di diversi e [II. 68] più e meno eccellenti
nella
pittura. Prima che partisse,di Perugia, lo pregò
ò madonna Atlanta Baglioni che egli volesse farle per la sua cappella
nella
chiesa di San Francesco una tavola; ma perché egl
quella maniera che si veggiono appresso Giovan Battista suo figliuolo
nella
casa che detto Agnolo edificò bella e comodissima
n’opera di Raffaello da Urbino. Studiò questo eccellentissimo pittore
nella
città di Firenze le cose vecchie di Masaccio, e q
et amorevoli parenti nel riporre il corpo d’alcuna più cara persona,
nella
quale veramente consista il bene, l’onore e l’uti
e condusse. Et intanto fece un quadro che si mandò in Siena, il quale
nella
partita di Raffaello rimase a Ridolfo del Ghirlan
a, ma in quel modo che poi la fece porre messer Baldassarre da Pescia
nella
Pieve della sua patria dopo la morte di Raffaello
ritratti di naturale, che erano tenuti bellissimi. Laonde Raffaello,
nella
sua arrivata avendo ricevuto molte carezze da Pap
la sua arrivata avendo ricevuto molte carezze da Papa Iulio, cominciò
nella
camera della Segnatura una storia quando i teolog
seste in su le tavole moltissime figure e caratteri. Fra i medesimi,
nella
figura d’un giovane di formosa bellezza, il quale
con i medesimi putti che a l’altre, di somma bellezza, per aver egli
nella
storia di sotto della faccia fatto come si dà le
si dà le leggi civili e le canoniche, come a suo luogo diremo. E così
nella
volta medesima, in su le cantonate de’ peducci di
oro verdezza quasi il tremolare delle foglie per l’aure dolcissime, e
nella
aria una infinità di Amori ignudi con bellissime
per il monte; nel quale pare che spiri veramente un fiato di divinità
nella
bellezza delle figure e da la nobiltà di quella p
ancora la sagrestia di Monte Oliveto di Napoli, e nel luogo medesimo
nella
cappella di Paolo da Tolosa il coro lavorato dal
ò che dalla Religion sua fosse stimato e con grandissimo onor tenuto,
nella
quale si morì d’età d’anni 68, l’anno 1537. E di
avanti. Avenne adunque in questo tempo che Michelagnolo fece al Papa
nella
cappella quel romore e paura di che parleremo nel
nolo fece al Papa nella cappella quel romore e paura di che parleremo
nella
Vita sua, onde fu sforzato fuggirsi a Fiorenza; p
di nuovo lo Esaia profeta che ci si vede, che digià lo aveva finito;
nella
quale opera, per le cose vedute di Michele Agnolo
re di papa Giulio, dipinse la tavola dello altar maggiore di Araceli,
nella
quale fece una Nostra Donna in aria con un paese
n Giovanni et un San Francesco, e San Girolamo ritratto da cardinale;
nella
qual Nostra Donna è una umiltà e modestia veramen
Putto con bella attitudine scherza col manto della Madre, si conosce
nella
figura del San Giovanni quella penitenza che suol
figura del San Giovanni quella penitenza che suole fare il digiuno, e
nella
testa si scorge una sincerità d’animo et una pron
non men vivo che si sia dipinto. Né mancò Raffaello fare il medesimo
nella
figura di San Francesco, il quale ginocchioni in
ento del Corporale d’Orvieto, o di Bolsena che eglino se ‘l chiamino;
nella
quale storia si vede al prete, mentre che dice me
chiamino; nella quale storia si vede al prete, mentre che dice messa,
nella
testa infocata di rosso la vergogna che egli avev
ei componimenti, di che storie si fossero, nessuno già mai più di lui
nella
pittura è stato accomodato et aperto e valente. C
iesa: storia di bellezza e di bontà simile alla notte detta di sopra;
nella
quale storia si veggono alcuni ritratti di palafr
issimo, delle nostre arti veramente amatore. Ma tornando a Raffaello,
nella
volta poi che vi è sopra fece quattro.storie: l’a
il sacrificio d’Isaac, la scala di Iacob, e ‘l rubo ardente di Moisè,
nella
quale non si conosce meno arte, invenzione, diseg
di scaglie a guisa di pesce: il che è ritratto da la colonna Traiana,
nella
quale son i popoli armati in quella foggia, e si
imo tempo fece a Napoli una tavola, la quale fu posta in San Domenico
nella
cappella dove è il Crocifisso che parlò a San Tom
ovanni in Monte di Bologna una tavola, la quale è oggi lo[II. 77]cata
nella
capella dove è il corpo della beata Elena da l’Ol
I. 77]cata nella capella dove è il corpo della beata Elena da l’Olio,
nella
quale opera mostrò quanto la grazia nelle delicat
ta, sta a udire il suono, tutta data in preda alla armonia, e si vede
nella
sua testa quella astrazzione che si vede nel viso
ue, con un paesino sotto figurato per la terra, non meno raro e bello
nella
sua piccolezza che sieno l’altre cose sue nelle g
i mandò a Fiorenza: il qual quadro è oggi nel palazzo del duca Cosimo
nella
cappella delle stanze nuove e da me fatte e dipin
nell’aria di una Vergine, dove sia accompagnata negli occhi modestia,
nella
fronte onore, nel naso grazia e nella bocca virtù
ompagnata negli occhi modestia, nella fronte onore, nel naso grazia e
nella
bocca virtù, senzaché l’abito suo è tale che [II.
o. Ma fra l’altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d’oro,
nella
quale a guisa di specchio si ribattono, tanta è l
remio grande lo rimunerò; e questo quadro si trova ancora in Fiorenza
nella
guardaroba del Duca. Fece similmente il duca Lore
l duca Giuliano, con perfezzione non più da altri che da esso dipinta
nella
grazia del colorito; i quali sono appresso agli e
invenzione, e di questa ancora è poi venuta abbondanza, come si dirà
nella
Vita di Marcantonio Bolognese più minutamente. Fe
. Non passò dunque molto che egli scoperse la camera di torre Borgia,
nella
quale aveva fatto in ogni faccia una storia, due
lla loggia di palazzo, e con la benedizzione lo estingue interamente:
nella
quale storia si veggiono diversi pericoli figurat
o, fuor di sé per l’infermità e per le fiamme del fuoco; dove si vede
nella
figura del giovane l’animo e la forza et il patir
figliuolo in mano, lo getta ad un suo che è campato dalle fiame e sta
nella
strada in punta di piede a braccia tese per ricev
va in quel tempo. Nell’altra storia fece la coronazione del detto re,
nella
quale è il Papa et esso Francesco ritratti di nat
gnò ancora uno al vescovo di Troia, il quale lo fece fare in Fiorenza
nella
via di San Gallo. Fece a’ Monaci Neri di San Sist
il re San Michele che combatte col Diavolo, tenuto cosa maravigliosa;
nella
quale opera fece un sasso arsiccio per il centro
opera tutti i cartoni, e molte figure colorì di sua mano in fresco. E
nella
volta fece il concilio degli Dei in cielo, dove s
più belli. Fece l’ordine delle architetture delle stalle de’ Ghigi; e
nella
chiesa di Santa Maria del Popolo l’ordine della c
a del Popolo l’ordine della cappella di [II. 83] Agostino sopradetto,
nella
quale, oltre che la dipinse, diede ordine che si
i col pennello. Costò questa opra 70 mila scudi, e si conserva ancora
nella
cappella papale. Fece al cardinale Colonna un San
ostende gridando e stralunando gli occhi, mostra il suo patire dentro
nella
carne, nelle vene e ne’ polsi contaminati dalla m
pittura Cristo trasfigurato alla divinità, lo guardi in questa opera,
nella
quale egli lo fece sopra a questo monte, diminuit
i la essenza e la deità di tutte tre le Persone, unitamente ristrette
nella
perfezzione dell’arte di Raffaello; il quale pare
ostri artefici intorno alle maniere di Raffaello. Egli dunque, avendo
nella
sua fanciullezza imitato la maniera di Pietro Per
oté mai passare Lionardo; e se bene pare a molti che egli lo passasse
nella
dolcezza et in una certa facilità naturale, egli
e gli è avvicinato bene più che nessuno altro pittore, e massimamente
nella
grazia de’ colori. Ma tornando a esso Raffaello,
lo studio che si ricerca, ma solamente gli aveva ritratti di naturale
nella
ma[II. 85]niera che aveva veduto fare a Pietro su
poi nelle Sibille e ne’ Profeti dell’opera che fece, come si è detto,
nella
Pace: al fare della quale opera gli fu di grande
Pace: al fare della quale opera gli fu di grande aiuto l’aver veduto
nella
capella del Papa l’opera di Michelagnolo. E se Ra
uel buon nome che acquistato si aveva; perciò che gli ignudi che fece
nella
camera di torre Borgia, dove è l’incendio di Borg
te non sodisfeciono affatto quelli che furono similmente fatti da lui
nella
volta del palazzo d’Agostin Chigi in Trastevere,
i la tavola di San Pietro a Montorio della Trasfigurazione di Cristo,
nella
quale sono quelle parti che già s’è detto che ric
fece, dove oggi pare più tosto tinta che altrimenti. Ho voluto quasi
nella
fine di questa Vita fare questo discorso per most
abbia di se medesima adorno il cielo. Gli misero alla morte, al capo
nella
sala ove lavorava, la tavola della Trasfigurazion