minio non può essere né migliore né altrimenti. Questa, essendo stata
gran
tempo appresso Francesco Maria duca d’Urbino, fu
alla Madre; opera certo mirabile, devota, e tenuta da quelle donne in
gran
venerazione e da tutti i pittori molto lodata. Né
onsidera la diligenza, l’amore, l’arte e la grazia di quest’opera, ha
gran
ragione di maravigliarsi, perché ella fa stupire
te di Raffaello, si trasferì a Roma. Dove giunto Raffaello, trovò che
gran
parte delle camere di palazzo erano state dipinte
’ peducci di quella, fece quattro storie disegnate e colorite con una
gran
diligenza, ma di figure di non molta grandezza: i
di Chiusuri, luogo in quel di Siena, fra’ Giovanni da Verona, allora
gran
maestro di commessi di prospettive di legno, il q
di lui. Mentre che la felicità di questo artefice faceva di sé tante
gran
maravi[II. 76]glie, la invidia della fortuna priv
cose sue nelle grandezze loro. A Verona mandò della medesima bontà un
gran
quadro ai conti da Canossa, nel quale è una Nativ
ltra avesse veduta mai, si mise a studiarla, e lasciando, se bene con
gran
fatica, a poco a poco la maniera di Pietro, cercò
la grazia e dolcezza che fu propria di Raffaello: del che fu anche in
gran
parte cagione l’avergli fatto colorire ad altri c
llo altar maggiore, e fu poi sempre per la rarità d’ogni suo gesto in
gran
pregio tenuta. Fu data al corpo suo quella onorat