come apertamente dimostrano ancora in San Francesco di Perugia alcune
figure
che egli vi lavorò in una tavola a olio per madon
ntemplano la gloria celeste; e a piè della tavola, in una predella di
figure
piccole spartite in tre storie, è la Nostra Donna
e un Dio Padre bellissimo, e nella predella dell’altare tre storie di
figure
piccole: Cristo quando fa orazione nell’orto, qua
iglia; vi si vede la Nostra Donna venuta meno, e le teste di tutte le
figure
molto graziose nel pianto, e quella particolarmen
ravigliarsi, perché ella fa stupire chiunque la mira per l’aria delle
figure
, per la bellezza de’ panni, et in[II. 69]somma pe
o alcune cose; similmente Bramantino da Milano vi aveva dipinto molte
figure
, le quali la maggior parte erano ritratti di natu
tano in varî modi. Sonvi in disparte alcuni astrologi che hanno fatto
figure
sopra certe tavolette e caratteri in varii modi d
logi e geometri che disegnano con le seste in su le tavole moltissime
figure
e caratteri. Fra i medesimi, nella figura d’un gi
Né si può esprimere la bellezza e la bontà che si vede nelle teste e
figure
de’ Vangelisti, a’ quali ha fatto nel viso una ce
ad un San Matteo, mentre che egli cava di quelle tavole dove sono le
figure
i caratteri tenu[II. 70]teli da uno Angelo e che
a contrasto. Adornò ancora questa opera di una prospettiva e di molte
figure
, finite con tanto delicata e dolce maniera che fu
ece quattro storie disegnate e colorite con una gran diligenza, ma di
figure
di non molta grandezza: in una delle quali, verso
le pare che spiri veramente un fiato di divinità nella bellezza delle
figure
e da la nobiltà di quella pittura, la quale fa ma
o le nove Muse et Appollo, con tanta bellezza d’arie e divinità nelle
figure
che grazia e vita spirano ne’ fiati loro; èvvi la
a sono quattro fanciulli che tengono aperti gli Evangeli. Delle quali
figure
non potrebbe pittor alcuno formar cosa più leggia
iasse continovamente, non aveva però per questo. dato ancora alle sue
figure
una certa grandezza e maestà che e’ diede loro da
in simili casi avere. Fecevi Raffaello intorno molte varie e diverse
figure
: alcuni servono alla messa, altri stanno su per u
vive, perché trema la carne, vedesi lo spirito, battono i sensi alle
figure
sue e vivacità viva vi si scorge; per il che ques
hael atque animum explicuit. Fece ancora doppo questo un quadretto di
figure
piccole, oggi in Bologna medesimamente, in casa i
egli ha finto una finestra impannata che fa lume alla stanza dove le
figure
son dentro. Fece in Roma un quadro di buona grand
nale de’ Rossi, nel quale si veggono non finte ma di rilievo tonde le
figure
: quivi è il veluto che ha il pelo, il domasco ado
itrasse molti ambasciatori et altre persone di naturale, e così certe
figure
con abiti alla franzese, secondo che si usava in
zio par che favelli; oltra i basamenti fatti sotto a queste con varie
figure
di difensori e remuneratori della Chiesa, messi i
seguitando egli ancora, fece una sala, dove di terretta erano alcune
figure
di Apostoli et altri Santi in tabernacoli; e per
le grottesche fece capo di quella opera Giovanni da Udine, e sopra le
figure
Giulio Romano, ancora che poco vi lavorasse; così
Polidoro da Caravaggio, con molti altri pittori che feciono storie e
figure
et altre cose che accadevano per tutto quel lavor
lavoro venisse a fine. Fece in questa opera tutti i cartoni, e molte
figure
colorì di sua mano in fresco. E nella volta fece
gliosa sepoltura, et a Lorenzetto scultor fiorentino fece lavorar due
figure
, che sono ancora in casa sua al Macello de’ Corbi
e grandissima compassione di tanta disgrazia. E nel vero egli vi fece
figure
e teste, oltra la bellezza straordinaria, tanto n
così di maschi come di femmine, non ebbe pari, e nel dar grazia alle
figure
e ne’ moti superò tutti gl’altri pittori, restò t
ospettive, de’ casamenti e de’ paesi, il leggiadro modo di vestire le
figure
, il fare che elle si perdino alcuna volta nello s