di salvatichezza che, oltre all’avergli fatti astratti e fantastichi,
era
stata cagione che molte volte si era più dimostra
li fatti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte si
era
più dimostrato in loro l’ombra e lo scuro de’ viz
i figliuoli per quella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non
era
stata mostra nella sua gioventù. E perché sapeva
cune cose. Ma tornato Pietro da Roma, Giovanni, che persona costumata
era
e gentile, fece seco amicizia, e quando tempo gli
cconcio modo che seppe gli disse il desiderio suo; e così Pietro, che
era
cortese molto et amator de’ belli ingegni, accett
vendo egli acquistato fama grandissima nel séguito di quella maniera,
era
stato allogato da Pio Secondo pontefice la librer
he amò sempre tutti gli uomini inclinati alla virtù; e Raffaello, che
era
la gentilezza stessa, per non esser vinto di cort
romise che tornato che fusse da Firenze, dove allora per suoi bisogni
era
forzato d’andare, non le mancherebbe. E così venu
in opera. Dimorando adunque in Fiorenza, Agnolo Doni, il quale quanto
era
assegnato nell’altre cose, tanto spendeva volenti
i dipignevano da più maestri; e così stavano come si vedeva, che ve n’
era
una che da Pietro della Francesca vi era una stor
ano come si vedeva, che ve n’era una che da Pietro della Francesca vi
era
una storia finita, e Luca da Cortona aveva condot
ra. E se bene l’opera di Giovan Antonio Soddoma da Vercelli, la quale
era
sopra la storia di Raffaello, si doveva per comme
ura del significato delle storie di sotto, vòlte da quella banda dove
era
la storia. A quella prima, dove egli aveva dipint
ni banda una dea Cibele, con quelle tante poppe con che dagli antichi
era
figurata Diana Polimaste; e la veste sua è di qua
esta opera molto sodisfatto; e per fargli le spalliere di prezzo come
era
la pittura, fece venire da Monte Oliveto di Chius
n fresco della maniera nuova, alquanto più magnifica e grande che non
era
la prima. Figurò Raffaello in questa pittura, ava
er terra, cadendo chi gli portava per un sùbito orrore e spavento che
era
nato in tutte le genti di Eliodoro. Et appartato
e, la invidia della fortuna privò de la vita Giulio Secondo, il quale
era
alimentatore di tal virtù et amatore d’ogni cosa
incontrato in un principe sì grande, il quale per eredità di casa sua
era
molto inclinato a tale arte. Per il che Raffaello
quale lo adora insieme con Santa Elisabetta e Giuseppo. Questo quadro
era
già appresso il reverendissimo cardinale di Carpi
no voluto concederla. Et a Bindo Altoviti fece il ritratto suo quando
era
giovane, che è tenuto stupendissimo; e similmente
senza biacca i lumi trasparenti, se non che con acquerelli di colori
era
tinta e macchiata, e de’ lumi del panno aveva cam
e mercanzie, eccetto questa tavola solamente, che così incassata come
era
fu portata dal mare in quel di Genova: dove ripes
dove ha finto il porto di Ostia occupato da una armata di Turchi che
era
venuta per farlo prigione. Veggonvisi i Cristiani
che migliore non si può imaginare. E perché la volta di questa stanza
era
dipinta da Pietro Perugino suo maestro, Raffaello
simo disaiuto e fatica quella maniera che egli prese di Pietro quando
era
giovanetto, la quale prese agevolmente per essere
ggimai discorso sopra queste cose dell’arte forse più che bisogno non
era
, per ritornare alla vita e morte di Raffaello, di
ni servito la corte et essendo creditore di Leone di buona somma, gli
era
stato dato indizio che alla fine della sala che p
un buon numero, e fra essi qualcuno di manco merito che Raffaello non
era
. Il quale Raffaello, attendendo intanto a’ suoi a
ia e dall’arte sua, ma più dal genio della sua buona natura: la quale
era
sì piena di gentilezza e sì colma di carità, che