ma, se è così lecito dire, dèi mortali; e che coloro che nei ricordi
della
fama lasciano quaggiù fra noi mediante l’opere lo
tosene tutto lieto a Urbino e preso il putto, non senza molte lacrime
della
madre che teneramente l’amava, lo menò a Perugia,
ro, sono i dodici Apostoli che contemplano la gloria celeste; e a piè
della
tavola, in una predella di figure piccole spartit
bbe opera di Raffaello, ma sì bene di Pietro. In San Francesco ancora
della
medesima città fece in una tavoletta lo Sposalizi
lizio di Nostra Donna, nel quale espressamente si conosce l’augumento
della
virtù di Raffaello venire con finezza assotiglian
sa, per non esser vinto di cortesia, gli fece due quadri, che tengono
della
maniera prima di Pietro e dell’altra che poi stud
tre case vicine; nondimeno, ritrovati i pezzi d’essa fra i calcinacci
della
rovina, furono da Batista, figliuolo di esso Lore
o de’ Fiorentini, due quadri di Nostra Donna, piccoli ma bellissimi e
della
seconda maniera, i quali sono oggi appresso lo il
na Nostra Donna, San Giovanni Battista e San Nicola; et in San Severo
della
medesima città, piccol monasterio dell’Ordine di
sima città, piccol monasterio dell’Ordine di Camaldoli, alla cappella
della
Nostra Donna fece in fresco un Cristo in gloria,
ra, delle quali si dilettava molto, gli fece fare il ritratto di sé e
della
sua donna in quella maniera che si veggiono appre
are il suo colorire; et all’incontro insegnò a quel buon padre i modi
della
prospettiva, alla quale non aveva il frate atteso
Raffaello a Perugia, dove primieramente in San Francesco finì l’opera
della
già detta madonna Atalanta Baglioni, della quale
San Francesco finì l’opera della già detta madonna Atalanta Baglioni,
della
quale aveva fatto, come si è detto, il cartone in
l modo che poi la fece porre messer Baldassarre da Pescia nella Pieve
della
sua patria dopo la morte di Raffaello, si trasfer
aestri; e così stavano come si vedeva, che ve n’era una che da Pietro
della
Francesca vi era una storia finita, e Luca da Cor
a da Cortona aveva condotta a buon termine una facciata, e don Pietro
della
Gatta abbate di San Clemente di Arezzo vi aveva c
ta avendo ricevuto molte carezze da Papa Iulio, cominciò nella camera
della
Segnatura una storia quando i teologi accordano l
sotto la cintura quel dell’aria, da la natura al ginocchio è il color
della
terra, e dal resto per fino a’ piedi è il colore
che a l’altre, di somma bellezza, per aver egli nella storia di sotto
della
faccia fatto come si dà le leggi civili e le cano
stia che è sullo altare disputano; fra i quali sono i quattro Dottori
della
Chiesa, che intorno hanno infiniti Santi: èvvi Do
diverse maniere, certo variate e proprie: salvo che i quattro Dottori
della
Chiesa, che illuminati dallo Spirito Santo snodan
velo cuopre il Figliuolo, il quale è di tanta bellezza che nell’aria
della
testa e per tutte le membra dimostra essere vero
fu sforzato fuggirsi a Fiorenza; per il che avendo Bramante la chiave
della
capella, a Rafaello, come amico, la fece vedere,
atto Rafaello il cartone per la detta capella, la quale è all’entrata
della
chiesa di S. Maria della Pace, a man destra entra
per la detta capella, la quale è all’entrata della chiesa di S. Maria
della
Pace, a man destra entrando in chiesa per la port
ndo in chiesa per la porta principale, la condusse lavorata in fresco
della
maniera nuova, alquanto più magnifica e grande ch
Cristo, et oltre che il Putto con bella attitudine scherza col manto
della
Madre, si conosce nella figura del San Giovanni q
vata, guarda in alto la Nostra Donna, ardendo di carità nello affetto
della
pittu[II. 74]ra, la quale nel lineamento e nel co
gga di affezzione, pigliando conforto e vita dal mansuetissimo guardo
della
bellezza di lei e dalla vivezza e bellezza del Fi
za e bellezza del Figliuolo. Fecevi Raffaello un putto ritto in mezzo
della
tavola, sotto la Nostra Donna, che alza la testa
i e tiene uno epitaffio, che di bellezza di volto e di corrispondenza
della
persona non si può fare né più grazioso né meglio
o ne’ maschi quanto nelle femmine; fra le quali ve n’ha una che a piè
della
storia da basso siede in terra tenendo un putto i
a, dove ritrasse il cardinale di San Giorgio et infiniti; e nel rotto
della
finestra accomodò una salita di scalèe, che la st
ettura che ha tenuto in tal cosa e tanta la discrezione nel casamento
della
prigione, che invero gli altri appresso a lui han
rvi dentro cose garbate et eccellenti: come mostra in questa l’orrore
della
prigione nel veder legato fra que’ due armati con
e guardie, et il lucidissimo splendor dell’Angelo nelle scure tenebre
della
notte luminosamente far discernere tutte le minuz
e ancora si vede terrore e spavento in altre guardie, che armate fuor
della
prigione sentono il romore de la porta di ferro,
desta gli altri, e mentre con quella fa lor lume, riverberano i lumi
della
torcia in tutte le armi, e dove non percuote quel
o tanto bene insieme la luce viva con quella dipinta co’ diversi lumi
della
notte, che ti par vedere il fumo della torcia, lo
uella dipinta co’ diversi lumi della notte, che ti par vedere il fumo
della
torcia, lo splendor dell’Angelo, con le scure ten
e il fumo della torcia, lo splendor dell’Angelo, con le scure tenebre
della
notte sì naturali e sì vere che non diresti mai c
rca degli Ebrei et il candelabro, e papa Giulio che caccia l’avarizia
della
Chiesa: storia di bellezza e di bontà simile alla
uesto artefice faceva di sé tante gran maravi[II. 76]glie, la invidia
della
fortuna privò de la vita Giulio Secondo, il quale
di coccodrilli. Èvvi Monte Mario che abrucia, mostrando che nel fine
della
partita de’ soldati gli aloggiamenti rimangono se
iadra che io non penso che e’ si possa far meglio, vedendosi nel viso
della
Nostra Donna una divinità e ne la attitudine una
tavola, la quale è oggi lo[II. 77]cata nella capella dove è il corpo
della
beata Elena da l’Olio, nella quale opera mostrò q
sta appoggiata alla mano, si vede non meno espressa la considerazione
della
sua scienzia che l’aspetto della sua fierezza con
non meno espressa la considerazione della sua scienzia che l’aspetto
della
sua fierezza conversa in gravità; questi è vestit
a, in un posar leggiadrissimo, e svoltando la testa par tutta allegra
della
sua conversione, che certo in quel genere penso c
lezza che sieno l’altre cose sue nelle grandezze loro. A Verona mandò
della
medesima bontà un gran quadro ai conti da Canossa
a il pelo, il domasco adosso a quel Papa che suona e lustra, le pelli
della
fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contra
he non si può dire quanto è bello. Ma fra l’altre cose vi è una palla
della
seggiola brunita e d’oro, nella quale a guisa di
dello avvicinarsi alla morte, cascato in terra per il peso del legno
della
croce e bagnato di sudore e di sangue, si volta v
’opera è piena di armati a cavallo et a piede, i quali sboccano fuora
della
porta di Gerusalemme con gli stendardi della gius
, i quali sboccano fuora della porta di Gerusalemme con gli stendardi
della
giustizia in mano, in attitudini varie e bellissi
venti e l’onde del mare ebbono rispetto alla bellezza di tale opera;
della
quale divulgandosi poi la fama, procacciarono i m
e lo piglia per cagione d’esso putto che per cagion del proprio timor
della
morte. Né si può esprimere quello che si imaginò
nti fatti sotto a queste con varie figure di difensori e remuneratori
della
Chiesa, messi in mezzo da varii termini, e condot
avea fatto Bramante. Per che volendo papa Leone mostrare la grandezza
della
magnificenza e generosità sua, Raffaello fece i d
perfezzione, che sino da Fiorenza fece condurre il pavimento da Luca
della
Robbia; onde certamente non può per pitture, stuc
tti, vettine e legne; le quali buche e vani fecero indebilire i piedi
della
fabbrica, sì che è stato forza che si riempia dap
maravigliosa; nella quale opera fece un sasso arsiccio per il centro
della
terra, che fra le fessure di quello usciva fuori
membra con incarnazione di diverse tinte, si scorgeva tutte le sorti
della
collera che la superbia invelenita e gonfia adope
Giove, e le Grazie che spargono i fiori per la tavola; e ne’ peducci
della
volta fece molte storie, fra le quali in una è Me
e, e molte altre storie poetiche negli altri peducci. E negli spicchî
della
volta sopra gl’archi, fra peduccio e peduccio, so
one, di Mercurio il caduceo, di Pan la sampogna, di Vertunno i rastri
della
agricultura, e tutti hanno animali appropriati al
e stalle de’ Ghigi; e nella chiesa di Santa Maria del Popolo l’ordine
della
cappella di [II. 83] Agostino sopradetto, nella q
i. Dipinse a Giulio cardinale de’ Medici e vicecancelliere una tavola
della
Trasfigurazione di Cristo per mandare in Francia,
eccellentissimo artefice, prima che io venga a dire altri particolari
della
vita e morte sua, non voglio che mi paia fatica d
gl’uomini morti e scorticati con quelli de’ vivi - che per la coperta
della
pelle non appariscono terminati nel modo che fann
e, et infinite altre cose che seco portano ognora i bisogni dell’arte
della
pittura. Queste cose, dico, considerando Raffaell
ne’ Profeti dell’opera che fece, come si è detto, nella Pace: al fare
della
quale opera gli fu di grande aiuto l’aver veduto
e da sé solo e senza aiuto d’altri la tavola di San Pietro a Montorio
della
Trasfigurazione di Cristo, nella quale sono quell
à mai, et affatichisi quanto vuole, arivare dove un altro con l’aiuto
della
natura è caminato agevolmente. E ci sia per esemp
promessa; et egli vedendosi obligato, come cortese non volle mancare
della
parola sua, e così accettò per donna una nipote d
ore di Leone di buona somma, gli era stato dato indizio che alla fine
della
sala che per lui si faceva, in ricompensa delle f
cia, allora datario del Papa. Poi, confesso e contrito, finì il corso
della
sua vita il giorno medesimo ch’e’ nacque, che fu
lo. Gli misero alla morte, al capo nella sala ove lavorava, la tavola
della
Trasfigurazione che aveva finita per il cardinale
rché restavano vinti dalla cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio
della
sua buona natura: la quale era sì piena di gentil
Egli insomma non visse da pittore, ma da principe. Per il che, o Arte
della
pittura, tu pur ti potevi allora stimare feliciss