on meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino; il quale fu
dalla
natura dotato di tutta quella modestia e bontà ch
poi che la maggior parte degl’artefici stati insino allora si avevano
dalla
natura recato un certo che di pazzia e di salvati
sendo stata gran tempo appresso Francesco Maria duca d’Urbino, fu poi
dalla
illustrissima signora Leonora sua consorte donata
ivinità di cosa dipinta. Con ciò fusse che Raffaello ebbe questo dono
dalla
natura, di far l’arie sue delle teste dolcissime
Paolo da Tolosa il coro lavorato dal medesimo; per il che meritò che
dalla
Religion sua fosse stimato e con grandissimo onor
ando conforto e vita dal mansuetissimo guardo della bellezza di lei e
dalla
vivezza e bellezza del Figliuolo. Fecevi Raffaell
o alla messa, altri stanno su per una scala ginoc[c]hioni, e alterate
dalla
novità del caso fanno bellissime attitudini in di
veggiono diversi pericoli figurati. Da una parte vi sono femmine che
dalla
tempesta del vento, mentre elle portano acqua per
il capo, con parte delle veste in mano, gli batte perché e’ fugghino
dalla
rovina e da quello incendio del fuoco. Oltre che
il suo patire dentro nella carne, nelle vene e ne’ polsi contaminati
dalla
malignità dello spirto, e con pallida incarnazion
po, e chi con fare ombra agl’occhi con le mani si difende dai raggi e
dalla
immensa luce dello splendore di Cristo, il quale,
to fare a Pietro suo maestro, aiutandogli con quella grazia che aveva
dalla
natura. Datosi dunque allo studiare gl’ignudi et
e non volere por mano, per gareggiare, a quello che non gli vien dato
dalla
natura, per non faticare invano e spesso con verg
in altro tempo che nel suo. E questo avveniva perché restavano vinti
dalla
cortesia e dall’arte sua, ma più dal genio della