ccio a Simeone: la quale opera certo è fatta con estrema diligenza; e
chi
non avesse in pratica la maniera, crederebbe ferm
na maniera da far comuovere qual è più duro animo a pietà; e di vero,
chi
considera la diligenza, l’amore, l’arte e la graz
e figure e da la nobiltà di quella pittura, la quale fa maravigliare,
chi
intentissimamente la considera, come possa ingegn
me sono anco vivissimi que’ poeti che si veggono sparsi per il monte,
chi
ritti, chi a sedere e chi scrivendo, altri ragion
o vivissimi que’ poeti che si veggono sparsi per il monte, chi ritti,
chi
a sedere e chi scrivendo, altri ragionando et alt
’ poeti che si veggono sparsi per il monte, chi ritti, chi a sedere e
chi
scrivendo, altri ragionando et altri cantando o f
e sentiti -, si veggono tutti traboccare e versare per terra, cadendo
chi
gli portava per un sùbito orrore e spavento che e
orti della collera che la superbia invelenita e gonfia adopera contra
chi
opprime la grandezza di chi è privo di regno dove
perbia invelenita e gonfia adopera contra chi opprime la grandezza di
chi
è privo di regno dove sia pace, e certo di avere
rso lo spiritato, mostra la miseria di colui; oltra che gli Apostoli,
chi
ritto e chi a sedere e altri ginocchioni, mostran
tato, mostra la miseria di colui; oltra che gli Apostoli, chi ritto e
chi
a sedere e altri ginocchioni, mostrano avere gran
fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina, avvengaché,
chi
vuol conoscere [il] mostrare [in] pittura Cristo
erra prostrati Pietro, Iacopo e Giovanni in varie e belle attitudini:
chi
ha [II. 84] a.tterra il capo, e chi con fare ombr
anni in varie e belle attitudini: chi ha [II. 84] a.tterra il capo, e
chi
con fare ombra agl’occhi con le mani si difende d
meglio apprende ogni cosa, e de lo spazzio di molti anni. E nel vero,
chi
non impara a buon’ora i buoni principii e la mani
capricci con bel giudizio, e che nel fare i componimenti delle storie
chi
sa non confonderle col troppo et anco farle non p
o nei ritratti somigliar gl’uomini che paino vivi e si conoschino per
chi
eglino sono fatti; et altre cose infinite, come s
data loro da Dio, hanno fatto o fanno miracoli nell’arte: perciò che
chi
non è atto a una cosa, non potrà mai, et affatich
amò molto, Giovan Francesco Fiorentino detto il Fattore, et un non so
chi
prete da Urbino suo parente; ordinò poi che delle
gli uomini. Dicesi che ogni pittore che conosciuto l’avesse, et anche
chi
non lo avesse conosciuto, se lo avessi richiesto
ero fare a sé et a l’arte grandissimo onore. Beato ancora si può dire
chi
, stando a’ suoi servigi, sotto lui operò, perché